Perchè la scienza non è un gioco per ragazze?

In Italia è fortissimo il divario fra maschi e femmine nello studio e nei lavori scientifici. Dati e consigli di lettura per celebrare la “giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza” istituita dall’Onu

di Anastasia Ghezzi

La storia della scienza è spesso raccontata attraverso il filtro di una narrazione maschile, trascurando o minimizzando il ruolo delle donne. Per far fronte al divario che si presenta nelle discipline STEM (dall’acronimo inglese Science, Technology, Engineering and Maths), l’Onu ha istituito l’11 febbraio la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”.

Anche se numerose scienziate hanno lasciato un’impronta indelebile nel corso della Storia, la presenza di donne nei settori tecnico-scientifici è ancora marginale e rappresenta un divario da colmare sia dal punto di vista economico sia culturale.

È per questo che nel 1993, la storica Margaret Rossiter sintetizzò con il termine Matilda Effect il peso attribuito alle donne nel mondo scientifico. Il contributo dato dal genere femminile verrà sempre sminuito e continua a persistere.

Parliamo di numeri

Pensate che in 120 anni solo 58 donne hanno vinto un Premio Nobel, contro gli 890 degli uomini. Anche se facevano delle scoperte valide, il loro riconoscimento subiva pesanti ingiustizie. 

Nel 2017, meno del 30% dei ricercatori mondiali sono donne, nell’UE la media sale al 41% grazie a Stati membri (come Lituania, Lettonia, Portogallo e Danimarca) che hanno raggiunto un equilibrio di genere nella scienza.

In Italia le donne iscritte alle facoltà STEM sono soltanto il 37% del totale.

Un gender gap abbastanza evidente che si riscontra anche nel lavoro: a un anno dalla laurea sono ben il 91,8% degli uomini laureati in facoltà STEM a lavorare contro l’89,3% delle donne. C’è inoltre un divario salariale del 16% nell’UE dovuto anche al fatto che godono di un minor potere contrattuale. 

Perché è ancora presente questo gender gap?

Il motivo di questo divario sta nel fatto che le ragazze sembrino sperimentare minor motivazione e fiducia in loro stesse nell’intraprendere un percorso di formazione scientifica e, in particolare, matematica. Alle “insicurezze” personali si sommano poi i condizionamenti sociali e familiari, secondo i quali le donne sarebbero meno predisposte alle materie scientifiche. Questi pregiudizi ancora oggi finiscono col condizionare bambine e ragazze. Un mix di discriminazioni palesi e celate che evidenzia come le donne siano ancora oggi discriminate nonostante i tanti progressi per raggiungere la parità di genere.

La Commissione Europea sottolinea come le discipline scientifiche e matematiche siano il futuro. Per questo sta cercando di incentivare la partecipazione femminile, stimolando le ragazze a superare ostacoli e pregiudizi e ad approcciarsi con maggior fiducia alle discipline STEM. Il maggior coinvolgimento delle donne nei settori tecnologici e scientifici può, infatti, non solo rendere più egualitario il progresso in questi ambiti. Ma può anche contribuire molto a non replicare nell’ambito del “digitale” le disparità oggi esistenti nel “reale”.

Consigli di lettura

Per questo, miei cari lettori, ma soprattutto lettrici, oggi vi darò alcuni consigli di lettura su questo tema. Forse si accenderà in voi la curiosità per questo tema, oppure ci rifletterete soltanto… ma l’importante è diffondere e comprendere il contributo enorme che queste donne hanno dato all’intero mondo scientifico, così che non possa essere ancora messo in ombra.

I libri di Gabriella Greison

Gabriella Greison, fisica e scrittrice, ha dato luce a molte scienziate che erano state messe in ombra nei suoi romanzi.

Sei donne che hanno cambiato il mondo: in questo romanzo l’autrice ci parla di pioniere della scienza come Lise Meitner, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr e Mileva Marič.

Le sei eroine raccontate non sono certo le sole della scienza, ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità, il talento e la perseveranza in un mondo apertamente ostile, fatto di soli uomini. C’è la chimica polacca che non poteva frequentare l’università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito. Sono quelle che hanno dato alla scienza e a tutti noi i risultati eclatanti delle loro ricerche e insieme la consapevolezza che era possibile – era necessario – dare accesso alle donne all’impresa scientifica. 

La donna della bomba atomica: in questo libro, grazie ad una lunga ricerca svolta da Los Alamos a Chicago, da Princeton a Santa Fe, Greison ricostruisce il Progetto Manhattan dando voce alla principale protagonista femminile di una vicenda che ha cambiato l’esistenza dell’umanità. Nei libri di storia si parla di Oppenheimer, Fermi, Compton, ma si dimentica la presenza di Leona, assunta a lavorare al Progetto subito dopo il dottorato in fisica, all’età record di 23 anni. Con questo libro Greison ricorda e valorizza il lavoro di una delle grandi scienziate del passato, scienziate che troppe volte sono state dimenticate e discriminate dalle ricostruzioni storiche. 

Einstein e io: Mileva Marič è l’unica donna ad essere ammessa al corso in matematica e fisica al Politecnico di Zurigo. Siamo nel 1896 e in quegli anni le donne che vogliono studiare, soprattutto le materie scientifiche non hanno una vita facile. Qui Mileva incontrerà Albert Einstein, studente anche lui, si innamoreranno e resteranno insieme per vent’anni, ma Mileva sarà condannata a vivere nell’ombra del genio tedesco.

Elogio dell’imperfezione, di Rita Levi Montalcini

In questa autobiografia ci viene tramandata la vita di una delle menti più importanti e preziose per la scienza. Rita Levi Montalcini si è mossa tra due guerre mondiali, le leggi razziali e i limiti culturali di una società che discrimina la donna. 

Al centro di questa ricognizione autobiografica emerge l’imperfezione come virtù e condizione da sempre necessaria per correggere sé stessi, indagare sui propri errori, percorrere nuove strade e trovare nuove soluzioni. “L’imperfezione”, dice la Montalcini, “ha da sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso quanto mai imperfetto meccanismo che è il cervello dell’uomo”.

Nove vite come i gatti, di Margherita Hack con Federico Taddia

La contagiosa sete di conoscenza di Margherita Hack non si è mai placata. Dall’adolescenza in tempo di guerra, alla scoperta casuale dell’astrofisica, e nonostante le difficoltà incontrate all’inizio nell’ambiente universitario fiorentino, si è conquistata il proprio successo passo dopo passo senza mai dimenticarsi dei maestri che hanno contribuito a renderla la persona straordinaria che è. In occasione dei suoi novant’anni, Margherita Hack si confida con acume e impertinenza, ricordandoci l’importanza dei principi che hanno guidato la sua vita: l’etica, l’ostinazione, l’impegno civile e morale, la fiducia in sé stessi e nelle proprie idee. In questo libro testimonia così la sua partecipazione civile alle vicende della società italiana, ripercorre con la memoria la sua straordinaria avventura intellettuale contro corrente, e gli “scompigli” che non ha mai smesso di provocare.

Le ragazze della scienza di Olivia Campbell

Germania, anni Trenta. La Germania diventa una fucina del pensiero scientifico, ma le cittadine ebree furono costrette a lasciare i loro incarichi accademici durante il regime nazista.

Hedwig Kohn, Lise Meitner, Hertha Sponer e Hildegard Stücklen erano scienziate eminenti nei loro campi ma, a causa delle loro origini ebraiche o dei loro sentimenti antinazisti, non ebbero altra scelta che fuggire. Lise Meitner fuggì in Svezia, dove poi scoprì la fissione nucleare (anche se il merito fu attribuito solo a Otto Hahn…), e le altre scapparono negli Stati Uniti, dove portarono la fisica avanzata nelle università americane. A prescindere da dove approdarono, ognuna di loro rivoluzionò il campo della fisica quando sembrava non avessero nessuna possibilità di riuscirci, spronando altre giovani donne a fare lo stesso. 

Le ragazze della scienza dà finalmente voce a queste straordinarie donne pioniere: anche se il loro intelletto era abbagliante quanto quello degli uomini con cui collaborarono, dovettero lavorare il doppio per dimostrarlo. Queste quattro donne, oltre a creare la prima generazione di fisiche, ci hanno mostrato come la sorellanza e la curiosità scientifica possano trascendere i confini e persistere di fronte a difficoltà apparentemente insormontabili.

Troppo belle per il Nobel, di Nicolas Witkowski

Le donne menzionate nella storia della scienza, interamente scritta da uomini, si contano sulle dita di due mani. Nel tentativo di far emergere la componente femminile della scienza, l’autore ha incontrato molte difficoltà. Le eroine qui descritte rappresentano l’ignota onnipresenza delle donne nel cuore della scienza, a dispetto del mito sessista che le vuole geneticamente incapaci di rigore logico e di astrazione. Senza essere un libretto femminista, ma nemmeno una paternalistica valutazione sull’apporto scientifico delle donne, questo libro lascia finalmente spazio a quelle voci che non hanno ricevuto prima il giusto riconoscimento per i loro meriti.

Vita della signora Curie, di Ève Curie

Questa biografia, scritta dalla figlia Ève e basata su esclusivi documenti di famiglia, racconta i leggendari risultati di Marie Curie nella fisica e nella chimica, premiati con due Nobel (unica donna a vincerli), e la sua storia privata. 

Marie Curie è figlia di una nazione oppressa, costretta a trasferirsi a Parigi per Marie Skłodowska Curie (1867-1934), prima donna di scienza a ricevere riconoscimento mondiale, è stata una delle più grandi menti del XX secolo. 

Il diritto di contare, di Margot Lee Shetterly

Grazie alle scienziate della NASA, John Glenn ha orbitato intorno alla terra e Neil Armstrong è stato il primo uomo a camminare sulla luna. Negli anni Quaranta, armate di matita e calcolatrice, hanno permesso a razzi e astronauti di partire alla conquista dello spazio. Tra loro c’erano anche Dorothy Vaughan, Mary Jackson e Katherine Johnson. Chiamate in servizio durante la Seconda guerra mondiale a causa della carenza di personale maschile, queste tre donne afroamericane lasciarono le proprie vite per trasferirsi in Virginia a lavorare per il Langley Memorial Aeronautical Laboratory. Il loro contributo, benché le leggi sulla segregazione razziale imponessero loro di non mescolarsi alle colleghe bianche, si rivelò determinante per raggiungere l’obiettivo a cui l’America aspirava: battere l’Unione Sovietica nella corsa allo spazio e riportare una vittoria decisiva nella Guerra fredda.

L'autrice / autore

Non ho talenti speciali, sono solo “appassionatamente curiosa”, direbbe Einstein se fosse al mio posto.
Tra le colline della maremma grossetana, ho sempre trovato un rifugio nei libri. Le emozioni degli autori attraversano le loro penne, mi sento più vicina a loro ed è così che ho imparato a conoscere veramente il mondo.