Ricco di ospiti e sorprese la festa della Toscana dedicata ai nuovi talenti. Il nostro reportage dietro le quinte
di Agostino Lenzi, Margherita Falassi e Giacomo Grassi
Anche quest’anno il Next Generation Fest torna alla carica al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con una nuova sfilata di ospiti. Come Generazione News siamo stati invitati a vedere da dietro le quinte come si è svolto l’evento con tutte le sue sfaccettature.
L’evento è iniziato con i conduttori Vittorio Pettinato e Veronica Maffei che hanno dato inizio alle danze insieme al presidente regionale, Eugenio Giani, e al Ministro dello sport, Andrea Abodi. Dopo di loro si è fatto vivo l’organizzatore del festival, ossia Bernard Dika, il quale ha omaggiato il 35esimo anniversario dalla caduta del muro di Berlino con un monologo. A seguire sono arrivati più di 60 ospiti per parlare ai giovani e dei giovani in una giornata sicuramente memorabile per la nostra generazione.
La giornata al Next Generation Fest
Fuori dalla sala centrale, dove si è svolto l’evento, sono state allestite molte attrazioni, gestite dalle varie associazioni ospiti del festival. Per il cibo infatti sono stati allestiti molti truck food per rendere tutto più veloce e efficace. Noi di Generazione News abbiamo avuto la possibilità di vedere tutto questo ambiente vuoto e siamo rimasti molto colpiti dalla grande organizzazione dietro l’evento. Non solo truck food fuori dal salone principale ma anche molte attrazioni come per esempio il Firenze Race Team e l’E-Team Squadra Corse che avevano allestito degli stand con i loro prototipi di macchine.
L’evento principale invece è stato aperto alle 10.00 ovviamente dal padrone di casa, ossia Eugenio Giani il presidente regionale, che ha presentato l’evento davanti a una platea piena di ragazzi. Infatti quest’anno il numero di partecipanti è arrivato a ben 18mila, tutti riuniti nel plesso del teatro del Maggio Fiorentino. Il flusso in tutta la giornata è stato ininterrotto e ciò ha reso molto contenti Giani e l’organizzatore Bernard Dika (presidente di GiovaniSì) che ha affermato che questo evento: “ E’ il segno che i giovani non vogliono restare a casa, hanno voglia di impegnarsi, confrontarsi sui grandi temi, sentirsi parte del mondo che stanno costruendo”.
Non tutti i ragazzi presenti al Teatro Maggio Fiorentino però sono riusciti a entrare nella sale principale dove si svolgeva l’evento. L’unica cosa che si può biasimare all’organizzazione fatta da GiovaniSì è il non aver messo un limite alle registrazioni online per partecipare all’evento. Per questo motivo moltissimi ragazzi registrati sul sito sono rimasti molto delusi dal trovarsi esclusi e lasciati fuori dalla sala centrale. Infatti molti ragazzi all’entrata hanno confessato a noi ragazzi di Generazione News la loro delusione dovuta alla scarsa organizzazione degli ingressi.
Dopo il presidente regionale è entrato in scena il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi. Il ministro ha esordito parlando dei giovani come i veri protagonisti in confronto ai politici che si pongono solo come ascoltatori di essi. Successivamente l’organizzatore del progetto Bernard Dika si è cimentato in un monologo sulla caduta del muro di Berlino concentrandosi sul ruolo dei giovani in questo atto epocale della storia contemporanea.
Finiti i saluti istituzionali è iniziata la vera festa con la sfilata di ospiti. Sul palco per tutta la giornata si sono alternati personaggi di tutti i tipi che hanno parlato però di un unico tema: i giovani. Infatti la bellezza di questo festival è stato proprio il ruolo centrale di noi ragazzi, rappresentati in primo piano con la presenza di molti giovani sul palco. Oltre ai ragazzi sono saliti sul palco moltissimi ospiti non della nostra generazione, che però hanno parlato principalmente di noi ragazzi e del nostro futuro facendoci sentire molto considerati. Un intervento interessante lo ha fatto proprio Mara Maionchi, nota produttrice musicale ormai ultraottantenne che ha risposto alla domanda “Tu cosa cercavi nei giovani?” in questo modo: “No io non cercavo io ascoltavo. Io ero a disposizione del talento, per cui ascoltavo quello che un giovane aveva da raccontarmi”
Le emozioni non sono dunque mancate e si sono alternate a seconda del tipo di ospite presente sul palco. Infatti sono alternati personaggi più comici come Barbascura X, noto scienziato che fa informazione sui social in modo divertente, e personaggi più seri come Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin, il quale ha suscitato nel pubblico grande commozione, testimoniata anche da lui stesso. La grande contentezza e partecipazione mostrata dal pubblico ha dimostrato la riuscita di questo evento che ha finalmente reso molto più consapevoli e compresi noi ragazzi.
L’impressione degli inviati
Agostino
Il Next Generation Fest è stato un gran successo in tutto il suo complesso, soprattutto per ciò che ha trasmesso ai ragazzi presenti in sala. Tutti quanti uniti dal tema del nostro futuro hanno partecipato a un clima di solidarietà che ha reso l’ambiente molto socievole. Noi giornalisti abbiamo notato questa solidarietà proprio all’interno della sala stampa dove abbiamo passato molte ore in compagnia di molti ragazzi provenienti da altri giornali. Nel complicato ambiente della sala stampa ( che per noi di Generazione News era la prima volta) ci siamo trovati a nostro agio in clima di collaborazione e scambio di idee e non di vorace competitività per attaccare l’ospite. Fuori dalla sala stampa abbiamo riscontrato lo stesso clima anche in un contesto più confusionario come quello della folla. In conclusione Next Generation Fest, oltre che ad aver portato ai ragazzi molta cultura e curiosità, ha creato in ciascun ragazzo la voglia e la speranza che i giovani possano effettivamente riuscire nei loro scopi e cambiare il mondo, grazie anche al collegamento con la caduta del muro di Berlino.
Margherita
Il Next Generation Fest è stata un’occasione di grande rilievo sia dal punto di vista culturale che sociale; se infatti da una parte le proposte fatte, prevedevano interviste e dialoghi con persone rinomate (come Galimberti), dall’altra il festival è stata anche un’occasione di incontro tra giovani.
Ho particolarmente apprezzato il fatto che ognuno degli intervistati avesse un messaggio da consegnare alla GenZ; bellissimo è stato quello di Mara Maionchi: “Trovare la propria strada e la propria verità da raccontare può essere una strada lunga: il talento non ha tempo, tante cose possono frenarlo e serve il tempo e il momento giusto per esporlo ed esprimerlo”. Di grande impatto è stato l’ingresso di Gino Cecchettin che entrando si è commosso e ha poi affermato “Ho ricevuto tanti no da giovane…Un ‘no’ può essere una porta che ti apre un futuro: cercate di capire i vostri sogni.”Grazie a questi consigli si è creata, dal mio punto di vista, un’atmosfera favorevole e piena di speranza che ha spinto noi della redazione a conoscere nuovi volti con i quali collaborare e che avrà sicuramente mosso tanti altri ragazzi seduti in platea a seguire i proprio sogni e ideali, o almeno, a ‘fare esperienze’ come consigliato da Tenance dei The Show.
Giacomo
Io del Next Generation Fest ho adorato il meraviglioso clima di festa e vitalità che si respirava all’interno del teatro.
Quell’atmosfera di fiducia nel futuro e voglia di cambiare il mondo, moltiplicata dagli interventi degli ospiti, saliti sul palco con l’ammirevole intento di motivare la “Next Generation”.
Una tra le frasi che più mi ha colpito è quella della comica Ginevra Fenyes, che recita: “L’unico modo per sognare è quello di addormentarsi”.
Dicendo questo, Ginevra ci invita a lasciarsi andare per permetterci di sognare, concedendoci il privilegio di sbagliare e imparare proprio dagli errori commessi.
Infine una risposta che mi è rimasta impressa è stata quella di Edoardo Prati: “tutte le volte che mi trovo a dovermi definire, mi rendo conto che c’è una parte di me che si arrabbia terribilmente, perché rappresento un aspetto, tralasciando tutto il resto e riassumendomi all’unità minima di me stesso. E no, io non riesco a rinunciare alla mia numerosità”.
Un messaggio a mio parere importantissimo, che ci invita a non ridurci ad una semplice definizione, all’appartenenza ad una categoria, e riconoscendo invece la molteplicità delle nostre sfaccettature interiori.