Cresce la domanda in un momento storico in cui i giovani tentano di riappropriarsi delle piazze per far conoscere i loro desideri, i loro sogni e le loro idee.
Commento di Giulia Galletti
La protesta, gli slogan gridati con tutta la voce possibile, lo sciopero dalle ore di scuola, cartelloni colorati, bandiere sventolate a gran forza, hanno sempre fatto parte delle manifestazioni dei giovani in piazza.
Ma adesso cosa sta accadendo?
I giovani, così come affermato da una dirigente scolastica, stanno rialzando la testa dallo schermo del proprio smartphone e le autorità quella stessa testa la colpiscono con i manganelli.
Insomma, questi giovani possono nuovamente pensare? Possono credere in un mondo più giusto? Possono avere sogni da gridare in piazza?
Il pensiero è da sempre un antidoto all’ingiustizia sociale; quindi, forse, meglio non pensare e lasciare i giovani col capo chino tra i social che anestetizzano la mente.
Eppure i ragazzi, se chiamati, danno prova di grande coinvolgimento e maturità; non dimentichiamo le recenti alluvioni: tute bianche e pale per liberare dal fango intere città, lo stesso fango che ora vorrebbero eliminare dall’anima di chi ordina di uccidere interi popoli. Inutile negare che tutto questo è politica, quindi i giovani sono in campo, con tutta la voglia possibile di cambiare questo mondo.
Questa è politica, forse acerba, non strutturata, ma è la nascita della consapevolezza di essere cittadino; in primis del proprio Stato, poi dell’Europa e infine del mondo.
Prendere coscienza del sé e collocarlo tra gli altri è fare politica.
I giovani pare abbiano accesso alla politica solo per raccogliere consensi, sono ben accetti se portano un finto vento di rinnovamento, piacciono i “Millennials”, solo perché rappresentano un finto antidoto alla politica di vecchio retaggio, quella classista, dell’immobilità; il giovane consente di portare aria nuova, vento di cambiamento, ma in realtà appena accede agli scranni del potere viene avviluppato e bloccato da strategie vetuste, di schemi passati e purtroppo ancora vincenti.
In realtà c’è un unico grande faro che può guidare al vero cambiamento, al puro accesso dei giovani nel mondo della politica: la “più bella”, la nostra Costituzione.
Leggerla, capirla, studiarla, è come acquisire le chiavi di accesso ad un mondo lontano, quasi intoccabile.
Lei parla a tutti, racconta volentieri la sua storia, quando ha visto la luce e come padri e madri costituenti l’hanno concepita e messa al mondo; ha visto la luce per una Giovane Italia, per i giovani, per il futuro.
Giovani e politica, un binomio che funziona se inseriamo una parola magica in più: Giovani, Costituzione e politica.
Giulia Galletti
4C SIA Istituto Paolo Dgomari Prato