Il tema dell’attualità e del dialogo nelle scuole, dando voce a chi vive le aule.
di Elena Rose Selmani
Pier Aldo Rovatti, filosofo italiano, in un articolo pubblicato su Il Saggiatore scrisse: «Il dialogo è diventato ormai asfittico e poco attraente». Questa frase, piuttosto emblematica, rappresenta perfettamente un problema che affligge le scuole italiane: l’assenza, totale o parziale, del dialogo. L’approccio alle materie è spesso nozionistico, causato anche dalle poche riforme avute negli ultimi 20 anni. Dopo la riforma Moratti del 2003 (non tenendo in considerazione gli anni di Covid che hanno obbligato i governi a scelte particolari) le leggi promosse non hanno apportato grandi cambiamenti nel sistema scolastico, e le occasioni di dibattito sono sempre sporadiche. Nonostante la presenza di una materia come educazione civica, infatti, molti studenti ritengono di non affrontare adeguatamente argomenti riguardanti l’attualità e la preparazione al ruolo di cittadino, che per essere tale dovrebbe avere una solida consapevolezza della struttura dello Stato e del diritto di voto.
Per poter portare una testimonianza diretta delle necessità dei ragazzi è stato divulgato un sondaggio nelle scuole toscane che ha riportato dati piuttosto allarmanti. Da esso si evince infatti che, su un campione di 115 studenti, circa il 67% affronta temi di attualità in classe, ma solo il 10% di loro svolge tale attività abitualmente, mentre il 90% afferma di farlo solo sporadicamente. La domanda seguente del sondaggio era indirizzata nello specifico verso questo gruppo di studenti, chiedendo in che modo e con quale strumento venisse affrontato il tema dell’attualità in classe. La maggior parte delle risposte, circa il 72%, mostra come la discussione di notizie in aula sia il metodo più utilizzato dai professori, con giusto pochi accenni alla lettura di articoli di giornale e l’utilizzo di notizie provenienti da social media. E’ stato poi ovviamente chiesto a quella parte di studenti che non affronta questioni di attualità in classe se sarebbe stato invece di loro interesse farlo. Una grandissima fetta di alunni, il 92% circa, risponde che sì, sarebbe di loro gradimento trattare tali argomenti in classe, sfidando quel pregiudizio ormai innestato nel pensiero di molti per cui i giovani non nutrono alcun interesse verso l’apprendimento e la discussione di temi presi dalla realtà contemporanea.
Volendo dar voce agli studenti stessi, è stato lasciato loro uno spazio alla fine del sondaggio dove avrebbero potuto scrivere in quale modo vorrebbero che l’attualità venisse trattata nelle scuole. Le risposte ricevute rispecchiano un forte desiderio da parte degli studenti di aumentare le occasioni di dialogo all’interno degli istituti, non solo tramite confronti verticali professori-studenti, ma anche orizzontali, tra gli studenti stessi. La guida del professore, viene sottolineato, deve essere ben informata e pronta a promuovere un dibattito democratico, definito così nelle risposte al sondaggio, ricercando un ambiente in cui opinioni discordanti vengano ascoltate in egual misura. Non possono essere lasciate fuori da tale spazio le implicazioni politiche legate a determinati temi che gli studenti, con spirito apartitico, vogliono comunque affrontare in ogni loro sfaccettatura, magari ascoltando anche interventi di esperti in materia. In altre parole la scuola dovrebbe rappresentare, per coloro che la vivono quotidianamente, un vero e proprio esercizio di democrazia, definizione che però, nel complesso, appare ancora difficilmente accostabile al sistema scolastico italiano.
INTERVISTA A UNA PROF
Volendo rappresentare coerentemente l’idea auspicata di un sistema scolastico basato sul dialogo, abbiamo affrontato il tema insieme ad una docente di una scuola superiore, sottoponendole un’intervista in cui si indaga la sua opinione e le sue idee in merito al tema. Rispettando l’anonimato, si va a toccare spunti di riflessione che spaziano dalla pedagogia alla politica fino alla società.
Perché ha scelto questo mestiere e cosa l’ha spinta a diventare una prof?
Per me si trattava di un sogno, fin dai banchi di scuola. Bisogna poi capire però se abbiamo le capacità per svolgere questo mestiere, capire se è la propria strada. Ho valutato sul campo, tramite la gestione di gruppi, se effettivamente avevo le capacità di trasformare il mio sogno in un lavoro. Insegnare richiede competenze non trascurabili ed è doveroso un costante ampliamento delle conoscenze e metodi per poter trasmettere nozioni fondamentali.
Cosa crede che debba insegnare la scuola ai ragazzi, oltre alle nozioni delle materie?
E’ proprio attraverso le nozioni delle materie che gli studenti possono apprendere ciò che sta dentro ed intorno a loro. L’insegnamento dovrebbe portare i ragazzi a vedere che c’è qualcuno attento ai loro bisogni, ma allo stesso tempo dare loro gli strumenti per prendersi cura di se stessi in autonomia. Tale apprendimento avviene tramite i concetti trasmessi dalle varie materie, che possiedono ogni strumento per poter formare i ragazzi a sufficienza, senza il bisogno di aggiungerne di nuove. Oltre a ciò, è necessario che ogni persona che ricopre un ruolo all’interno dell’ambiente scolastico, dallo studente fino al dirigente, condivida con gli altri le sue capacità e le metta a loro disposizione, esercitandosi oltretutto nel dialogo reciproco.
Molti ragazzi, sulla base di un sondaggio che abbiamo sviluppato, sostengono che spesso la scuola manchi di dialogo. Crede che queste affermazioni corrispondano alla realtà? Se sì, secondo lei come può essere promosso il dialogo nelle scuole?
Il sistema scolastico, piuttosto che concentrarsi sugli aspetti burocratici, dovrebbe mirare ad incentivare un dialogo non egocentrico, ossia proveniente da ambo le parti, per poter ricavare il potenziale interiore dei suoi membri. Per raggiungere tali risultati non è necessaria l’introduzione di nuovi programmi all’interno del sistema scolastico, quanto è invece fondamentale una formazione vera e costante per i docenti.
Crede che si possa trattare di politica a scuola? Se sì, come?
L’apprendimento tramite gruppi di dialogo è il mezzo fondamentale per poter avvicinare i ragazzi a dibattiti anche di tema politico, in situazioni in cui ognuno si espone portando qualcosa di sé e del suo pensiero nel confronto. L’educazione rivolta alle nuove generazioni dovrebbe aiutarle ad uscire dalla concezione che in ambito politico “sono tutti uguali” e che “non cambierà mai nulla”, sfidando coloro che ritengono l’adolescenza un periodo inadatto per sviluppare pensieri critici in questo ambito. Io vedo che i ragazzi hanno voglia e provano un forte interesse nel portare avanti dibattiti sull’attualità, politica compresa, sfidando quella retorica pessimista del “godetevela finché potete”, affibbiando a certe tematiche una connotazione esclusivamente negativa e disillusa.
Vivendo in una società sempre più egocentrica, dove la classe politica dimostra tutti i sintomi di tale malattia, la scuola deve entrare nell’ambito politico, ovviamente con un passo sempre apartitico. La scuola, in quanto mezzo della società che contribuisce al suo sviluppo, è intrinsecamente politica e da tale aspetto, in ambito educativo, non si può prescindere.
L'autrice / autore
Nata e cresciuta ad Arezzo, da sempre mi piace scrivere tanto quanto odio descrivermi. Chiedimi della musica che ascolto o dei miei film preferiti. Per favore non chiedermi che mestiere vorrei fare o i miei piani per il futuro. Se vuoi possiamo parlare del presente, di attualità e di politica. Che poi è quello che facciamo qui, con passione, volontà e fatica. Da questo non mi tiro indietro e se non lo fai neanche tu, sei nel posto giusto.