Allarme spreco: troppo cibo e una montagna di imballaggi

Gli avanzi alimentari e i contenitori di plastica creano enormi sprechi e inquinano l’ambiente: in Italia 30milioni di tonnellate di cibo buttato ogni anno dalle nostre case e 10milioni dai ristoranti. Il problema si aggrava con le festività. Intervista a un ricercatrice del Cnr di Pisa e le regole da seguire

di Francesca Gerardi (Arezzo)

Secondo le ultime stime, in Italia vengono sprecate circa 30 milioni di tonnellate di cibo ogni anno nel settore domestico e 10,5 milioni di tonnellate nella ristorazione. Una buona parte di questi sprechi alimentari vengono prodotti durante le festività, in particolare circa mezzo milione di tonnellate solo nelle vacanze natalizie. 

Lo spreco alimentare si aggrava durante le festività. Basta pensare alle eccessive quantità che ogni famiglia compra di verdure e frutta, ma anche pesce, carne, latticini, pasta e pane, che inevitabilmente avanzeranno dai pranzi e cene luculliane tipiche delle feste italiane e finiranno, molte delle volte, nei cassonetti dell’immondizia.

Allo spreco alimentare possiamo trovare delle soluzioni. Innanzitutto è consigliato un percorso orientato su un modello educativo, che stimoli l’adozione di buone pratiche e comportamenti nella quotidianità. Nessuna nuova norma sarà però in grado di centrare l’obiettivo se non sapremo abbinarla con la sensibilizzazione, specie dei giovani. Così che crescerà tra gli italiani la percezione del problema dello spreco alimentare. Tutto parte dalle scuole, ma anche dalle nostre stesse case. Basterebbero semplici accorgimenti come le buone pratiche della lista della spesa, il controllo delle etichette, cucinare giuste quantità di cibo, la corretta conservazione degli avanzi. Ad esempio, per fronteggiare lo spreco alimentare nel campo della ristorazione, andrebbe sensibilizzata la pratica della cosiddetta “doggy bag”, contenitore messo a disposizione dai ristoranti per riporre gli avanzi del pasto.

Un altro buono spunto per diminuire gli sprechi è la donazione degli alimenti secondo i livelli di preferenza indicati nella cosiddetta Food wast pyrimide. In base a tale programma, deve essere data priorità, nell’ordine, alla prevenzione e alla riduzione, alla donazione a fini di beneficenza e per i più bisognosi, all’alimentazione animale, al compostaggio a usi energetici e per il terreno, configurando lo smaltimento finale solo come extrema ratio.

Complici dell’aumento dei rifiuti durante le festività sono anche l’imballaggio per i regali (dei più disparati materiali, dalla carta e cartone alla plastica) e il resto dei rifiuti rilasciati nell’ambiente a seguito di concerti e veglioni di capodanno, dall’imbastimento di villaggi tirolesi alle bancarelle e i mercatini di Natale. Le piazze italiane sono spesso il palcoscenico di mucchi di rifiuti come bottiglie, bicchieri e involucri vari. Per contenere questa ondata di rifiuti, esperti e associazioni ambientaliste raccomandano alcuni semplici accorgimenti come prediligere imballaggi facilmente riciclabili o con materiali ecosostenibili e non esagerare con le luminarie. Questi sono solo alcuni piccoli gesti che hanno però un grande valore per far sì che le feste diventino più eco-sostenibili e di minor spreco.

In aggiunta, un numero enorme di acquisti produrrà un enorme quantità di rifiuti, motivi per cui molte volte i cassonetti nelle città italiane sono pieni. Questo porta la gente a buttare l’immondizia nei marciapiedi, invadendo le strade di spazzatura. Oltre alla grande produzione da parte dei cittadini, si aggiunge anche la sospensione da parte dei comuni della raccolta dei rifiuti durante le festività e alla scarsa quantità di cestini e cassonetti.

Un altro motivo di inquinamento ambientale sono il gran numero di spostamenti legati ai periodi di festa. Molti membri delle famiglie italiane, come ad esempio nel caso degli studenti universitari, ritornano dalle loro famiglie nei loro paesi di origine per celebrare insieme le feste. Questi spostamenti di massa avvengono in macchina, nave, aereo creano molto traffico e code in autostrade e tanto inquinamento sia dell’aria che del mare.

È tutto un circolo vizioso, che però va a solo a discapito della nostra salute e di quella dell’ambiente, nonché all’ immagine e al decoro delle nostre città, che è uno dei caratteri più criticati dai turisti, che si lamentano del fatto che, nonostante la bellezza storica e culturale, in Italia sia carente la pulizia del suolo pubblico.


Il problema dei rifiuti dispersi nell’ambiente peggiora durante le festività?


Il problema può peggiorare durante le festività che ci portano a stare fuori all’aperto, come il 25 aprile o il 1 di maggio, nel caso in cui la persona che svolge l’attività all’esterno non sia consapevole del fatto che i rifiuti non si abbandonano. Chiaramente è poi tutto legato alla consapevolezza che ciascuno di noi deve avere di quello che sta facendo e sulle conseguenze che potrebbe avere una propria azione sull’ambiente.  Inoltre, durante le festività natalizie o pasquali, aumenta la produzione di rifiuti che di conseguenza vengono dispersi molto di più anche nell’ambiente. Questo perché molte cose che utilizziamo sono imballaggi usa e getta. Se c’è un atteggiamento un po’ incivile, nel momento in cui noi abbandoniamo i nostri rifiuti, in quel luogo si va a creare un mucchio. Poi gli animali arrivano ai sacchi dell’immondizia abbandonati, li rompono e quindi a quel punto il loro contenuto va disperso.

Quanto incide lo spreco alimentare suI rifiuti prodotti? Come si potrebbe ridurre questo spreco?

Bisogna dire che a causa dello spreco alimentare si producono più rifiuti. Se noi compriamo tanto per comprare, perché veniamo attirati dalla pubblicità piuttosto che dalla confezione accattivante o perché ci convinciamo di comprare un prodotto in maggiori quantità pensando che prima o poi lo mangeremo, e poi invece non è cosi, noi sprechiamo sia il contenuto che il contenitore. Quindi con lo spreco alimentare, ci portiamo dietro tutto l’imballaggio. Comunque il rifiuto alimentare, anche se raccolto nell’organico, sempre un rifiuto è. Nell’organico dobbiamo mettere il vero scarto, quello che non possiamo mangiare (bucce, lische, ossa…). Buttare via un alimento che abbiamo comprato e non mangiato, significa fare un spreco di cibo e produrre un imballaggio che avrei prodotto comunque, vero, ma in questo caso si aggiunge anche il rifiuto legato allo spreco alimentare.

L’unica soluzione sarebbe quella di ridurre gli acquisti eccessivi, comprando solo i prodotti che ci servono e che possibilmente abbiano un imballo il più ridotto possibile oppure in contenitori riciclabili. E poi consumare gli alimenti nei tempi giusti. Questo fa sì che da una parte si riduce il rifiuto alimentare e dall’altra anche quello dell’imballaggio.

Quanto conta il comportamento dei singoli cittadini per migliorare il sistema di gestione dei rifiuti? Cosa possiamo effettivamente fare noi come cittadini per evitare gli sprechi, ridurre la quantità di rifiuti che produciamo e gli accumuli di immondizia per strada? Quali buone pratiche possiamo introdurre nella nostra quotidianità e quali dobbiamo abbandonare per prevenire gli sprechi?

Noi cittadini siamo parte del recupero, riciclo e riuso di tutto ciò che va a costituire poi un rifiuto, perciò noi dobbiamo essere molto attivi. Spesso l’imballaggio è sovradimensionato perché serve, come si diceva all’inizio, per catturare la nostra attenzione; quindi noi dovremmo farci attirare poco dalle confezioni e invece guardare che siano effettivamente utili allo scopo di contenere e trasportare il prodotto. Allo stesso tempo, nel momento in cui compriamo qualcosa che è dentro un imballaggio, dobbiamo essere consapevoli che quel materiale lì non deve essere disperso nell’ambiente e quindi dobbiamo stare attenti a depositare il rifiuto nel cassonetto dove effettivamente va messo, seguendo le regole che valgono nel Comune dove abitiamo. È importante fare questo genere di differenziazione perché adesso esistono delle tecnologie molto avanzate di recupero e riciclo dei materiali: quello che si raccoglie nei cassonetti, diventa materia prima e seconda per poter essere trasformata in nuovi oggetti. Ad esempio, dal sistema di raccolta dei flaconi e delle bottiglie viene ottenuto del materiale nuovo che può essere ridotto in fibre per fabbricare tappeti o abbigliamento sportivo, o trasformato e riutilizzato per creare materiali compatibili al contatto alimentare. Ognuno, facendo bene la propria raccolta differenziata, dà la possibilità di impattare un po’ meno sulle risorse primarie che avevano generato il materiale nella prima produzione.

Come sensibilizzare di più le persone sulla riduzione dei rifiuti e sul loro corretto smaltimento e riciclaggio?

Certamente parlarne aiuta. Ci sono tutti i canali di informazione che vanno dalla classica televisione ai social, ovviamente stando attenti alle informazioni che non sempre sono corrette. Nelle scuole è importantissimo parlarne, quindi vanno incentivati incontri e discussioni con gli esperti, anche perché serve a non demonizzare troppo certi materiali, per esempio la plastica, che ora è vista come il male assoluto poiché la sua dispersione ha dato vita alle isole di plastica. Questo è vero, ma una bottiglia di plastica in mare non ci è andata da sola, ce l’abbiamo buttata noi. E quindi aumentare la nostra consapevolezza di quello che è il danno, non vuol dire demonizzare un materiale, ma piuttosto accrescere l’attenzione sulla corretta gestione dei rifiuti. Sia nelle scuole che nelle case i giovani sono importanti, poiché possono sensibilizzare gli insegnanti e i familiari ad affrontare e approfondire queste tematiche.

Come viene gestita la raccolta differenziata nel nostro paese? Funziona bene o ci sono margini di miglioramento? E cosa può fare il governo/regione/provincia/comune per evitare l’accumulo dei rifiuti per strada?

Nel nostro Paese la raccolta va abbastanza bene: ci sono delle regioni e dei Comuni più virtuosi e alcuni meno, però stiamo andando piuttosto bene. Purtroppo non siamo al 100% di differenziazione e quindi si potrebbe fare di più, ma l’Italia sta facendo grandi passi avanti, anche se ci sono ancora margini di miglioramento. Varie zone d’Italia sono coperte dalla possibilità di gestire in maniera corretta la raccolta differenziata, però ancora viene lasciato un po’ alla discrezionalità dei cittadini.

Esistono diversi sistemi di raccolta: ad esempio, in Toscana ci sono dei grandi centri di raccolta di rifiuti e i camion passano ogni giorno a ritirare l’immondizia per portarli lì. Però, laddove i centri di raccolta ancora non ci sono o sono sottodimensionati, come nei piccoli paesini o nei centri storici, è chiaro che viene utilizzato il sistema della raccolta giornaliera porta-a-porta, che però genera esteticamente un maggior impatto visivo. A questo si aggiunge il problema degli animali, come i gabbiani, i gatti, o i topi, che rompono i sacchetti, spargendone il contenuto dappertutto, quindi lo sporco per le vie italiane aumenta.

Quello che possono fare le aziende, invece, è tornare a contenitori più semplici dal punto di vista chimico. Se un’azienda utilizza degli imballaggi più semplici, invece che contenitori plastici multistrato, chiaramente la raccolta differenziata diventa più semplice.

Invece, per evitare l’accumulo per strada, basterebbe fare il controllo. In alcune tipologie di cassonetti interrati c’è un grosso contenitore che passa sottoterra, che viene svuotato quando arriva il camion. Da quando li hanno montati, c’è scritto che l’isola ecologica è controllata da telecamere. Tutti sanno che le telecamere non ci sono, quindi lasciano lì fuori i sacchetti, tanto non controlla nessuno. Bisogna avere proprio sfortuna in caso passasse la macchina dei vigili in quel momento e ti vedesse, ma altrimenti non controlla nessuno. Quindi un maggiore controllo, inizialmente fa da deterrente, poi piano piano mi educa ad un corretto comportamento.

Un altro modo per migliorare la situazione è chiaramente l’educazione delle persone, affinché tutti capiscano che abbandonare il sacchetto per strada crea un danno sia a chi sta in quella zona che all’ambiente, cosa che prima o poi si ritorce contro tutti noi.

Quali saranno gli effetti a lungo termine se non riusciremo a trovare una soluzione al problema dello spreco e dell’inquinamento? Quale sarà l’impatto della cattiva gestione dei rifiuti su flora e fauna e i potenziali benefici di una gestione virtuosa?

Ciò che è particolarmente dannoso è cosa si genera con l’invecchiamento del materiale, perché tutti i materiali si degradano generando microplastiche che possono entrare nella catena alimentare, fino ad arrivare ai nostri piatti. Addirittura, sono state trovate microplastiche anche nella placenta, nel latte materno e persino nel cervello! Il problema maggiore sono le nanoplastiche, perché si è visto che riescono a passare anche alla parete cellulare, sia delle cellule vegetali che animali. Nel momento in cui entrano dentro, sono dei corpi estranei e possono anche provocare il mutamento del DNA delle specie.

È praticamente impossibile recuperare ciò che è già stato disperso nell’ambiente, ma d’ora in poi è tutto legato all’aumentata consapevolezza dei cittadini. Dobbiamo cercare di adottare dei comportamenti virtuosi in modo tale da ridurre il più possibile l’abbandono di oggetti nell’ambiente.

Quali paesi rappresentano un modello positivo da seguire nella gestione ecologica dei rifiuti? Cosa possiamo imparare dalle loro strategie?

Tutto il mondo occidentale adesso ha delle strategie volte alla riduzione dell’impatto e dello spreco. In Europa, i paesi del nord Europa, prestano un po’ più di attenzione verso l’ambiente, anche perché, avendo una storia più limitata della nostra e avendo poche città d’arte, la loro economia e il loro turismo si basa sull’ambiente, che diventa la loro unica risorsa, e per questo motivo stanno più attenti al preservarlo.

Ma tutto sommato il mondo occidentale adesso più o meno viaggia con la stessa sensibilità e la stessa attenzione, mentre restano ancora grossi problemi nel mondo asiatico e in Africa, realtà culturalmente meno pronte e dove manca questa grande innovazione tecnologica. A causa di queste loro cattive abitudini, fiumi africani e asiatici portano a un forte inquinamento delle acque.

In più, per decenni, certi Paesi come il Centro America e l’Africa sono stati la discarica del mondo occidentale. Su internet si trovano immagini, anche recenti, di immense montagne di rifiuti, situazioni che generano anche tante malattie (si vedono anche tanti bambini che vanno a frugare fra i rifiuti). Sono tutti problemi sociali e ambientali che rappresentano ancora un grande problema: speriamo che piano piano si arrivi a raggiungere in tutti i paesi del mondo un buon livello di attenzione su queste tematiche, che ci riguardano tuti.

L'autrice / autore

Nata e cresciuta ad Arezzo, ma con origini palermitane, mi è sempre interessato tutto ciò che è nuovo e sconosciuto. Amo leggere, scrivere, cantare e ascoltare la musica. Sono appassionata di sport e in particolare di formula uno e di pallavolo, che pratico da oltre dieci anni. Mi definirei un’adolescente non convenzionale e una grande sognatrice