Il demone del dubbio: cosa scegliere per il proprio futuro?

Perché è sempre più difficile per i ragazzi scegliere quale università o quale percorso intraprendere dopo la maturità

Articolo di Agostino Lenzi

Perchè una o uno studente alla fine delle superiori non sa scegliere l’università o comunque il suo futuro? Forse il problema sta proprio nella domanda e soprattutto nella parola “futuro”.

Il dubbio e la sua angoscia è espressa in modo perfetto dal filosofo danese Soren Kierkegaard. Tutto lo studio filosofico di Kierkegaard si concentra sulla difficoltà dell’esistenza e sulla necessità della scelta. Il filosofo parla di questa teoria nel libro “Aut-Aut”. Infatti mentre gli animali sono sereni perché non pensano al futuro, l’uomo è angosciato perché sa che esiste un futuro che non può prevedere. Di conseguenza le scelte diventano motivo di grande ansia perché portano verso un futuro di cui non possiamo conoscere niente e che potrebbe non essere benvoluto.

Questo è un problema che si ripropone anche ai ragazzi che vivono il cosiddetto “demone del dubbio”, durante il quale molte persone sembrano incapaci di agire e per questo motivo si lasciano trascinare dagli eventi. Questo è dettato anche dalla paura di perdere un’opportunità, qualunque essa sia. Per esempio se faccio un lavoro perdo l’opportunità di farne un altro. I giovani per paura di perdere un’occasione rimangono come davanti a un bivio, impossibilitati a scegliere quale delle due strade prendere. Luciano Casolari in un articolo del Fatto Quotidiano scrive che i ragazzi in questi casi “sembrano dei guidatori che si ostinano a girare intorno ad una rotonda senza la volontà di imboccare una strada per timore di sbagliare direzione”

Parlare di Kierkegaard durante la quinta o la quarta superiore dunque può rattristare, visto che siamo davanti a una scelta importante che riguarda il proprio futuro. Il dubbio comincia subito quando ci chiediamo se vogliamo continuare gli studi oppure iniziare a lavorare. Se studiamo che cosa scegliamo? Meglio una laurea breve o una lunga? Meglio fare una laurea che mi permette subito di lavorare o una laurea che poi mi richiede una specializzazione? La scelta presa poi implicherà la rinuncia a un’altra scelta e quindi a un’altra vita, perché il medico non è l’avvocato e lo storico non è l’ingegnere. Di conseguenza come direbbe Kierkegaard la vita è una paralisi esistenziale, perché siamo come bloccati davanti all’incapacità di scegliere.

Un testo che ci aiuta bene a capire questa grande difficoltà della scelta è il finale dell’opera di Alessandro Baricco, Novecento: Il protagonista non riesce a scendere dalla Nave su cui ha vissuto per tutta la vita, davanti a lui si apre un immenso labirinto di strade, nel quale ci si può solo perdere.

Non è quel che vidi che mi fermò/

È quel che non vidi/ Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi … lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne/ C’era tutto/ Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo/ Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu/ Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me/ Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi / Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita/ Se quella tastiera è infinita, allora/ Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio/ Cristo, ma le vedevi le strade?/ Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una/ A scegliere una donna/ Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire/ Tutto quel mondo/ Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce / E quanto ce n’è/ Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla quell’enormità, solo a pensarla? A viverla.. . / Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.

L’istituto Carlo Cattaneo, che ha effettuato uno studio sulla scelta della facoltà universitaria da parte dei ragazzi, ha riportato alcuni dati sul perché uno studente sceglie così tardi l’università. Uno dei motivi è l’eccessiva paura degli studenti di non passare la maturità, cosa che li porta a scegliere tardi e soprattutto dopo la prova. In secondo luogo è perché gli studenti sono poco informati sui corsi universitari e non danno abbastanza importanza alla necessità di comprendere in profondità il sistema universitario.  Comunque  il 66% dei diplomati, alla fine, decide di continuare gli studi ed iscriversi all’università. 

Per avere uno sguardo più vicino a noi, abbiamo provato a fare un piccolo sondaggio sulla questione nel liceo classico Cicognini, hanno risposto 89 ragazzi di  terza, quarta e  quinta superiore. 

Grafico delle risposte di Moduli. Titolo della domanda: Sai che cosa vuoi andare a fare all’università?. Numero di risposte: 89 risposte.

Questo grafico ci mostra che su 89 risposte più della metà degli intervistati (51,7%) a fine gennaio, non sa cosa vuole fare all’università.

Come possiamo vedere dal grafico inoltre il 30,8% degli studenti non sa dove andare all’università perché non ha un obiettivo preciso. Mentre ben il 50% delle persone dice di avere più opzioni e di non sapere quale scegliere tra quelle. 

Ai ragazzi abbiamo provato a chiedere anche, quali sono le maggiori difficoltà che riscontrano nella scelta. Eccone alcune tra le più interessanti.

  • “Il fatto che sia una scelta che condizionerà molto il mio futuro”
  • “L’incertezza e la paura che, una volta finito il percorso universitario, mi pentirò della scelta”
  • “Il fatto che si tratta del mio futuro”
  • “Conciliare cosa mi piace con ciò che potrei fare come futuro lavoro”

Il senso di “paralisi” esistenziale di cui parlava Kierkegaard appare evidente da queste risposte. Viviamo in una società che propone mille opportunità ai giovani e che alla fine li rende ancora più insicuri, come Novecento di fronte alle strade di una grande città.

L'autrice / autore

In quel di Prato passo la mia vita tra libri, videogiochi e film. Da poco ho trovato la mia passione, il giornalismo. Non quello di bassa qualità, basato sulla popolarità e lo scandalo, ma quello che ha cambiato il mondo e ha portato alla libertà.