L’informazione, spesso distorta, genera più confusione che chiarezza.
Un rischio soprattutto per noi giovani che siamo più manipolabili.
Perché un giovane dovrebbe informarsi? E’ la domanda che ho posto ad alcuni studenti e professori. In questo periodo della nostra storia l’informazione di qualità non è più scontata, in particolare ciò è avvenuto con l’avvento di Internet che ha sconvolto il panorama giornalistico del mondo, decentrando le grandi testate giornalistiche e introducendo nuove fonti di informazioni. La vastità delle informazioni di internet da una parte è un bene, poiché più persone adesso hanno la possibilità di informarsi, ma anche un rischio. Infatti è molto facile incappare in nelle “fake news”, cioè quelle notizie che riportano informazioni distorte, per ottenere più visualizzazioni (noi tutti sappiamo che fa più scalpore lo scandalo, magari anche falso, di una star piuttosto che il bilancio dello stato italiano nel 2023). Il costante rischio di inciampare in una notizia falsa ha portato le persone a diffidare sempre di più del mondo dell’informazione e a sviluppare un progressivo disinteresse. Ciò si è riversato su noi giovani, che ora come mai, sono sempre meno interessati a ciò che succede nel mondo.
La disinformazione nei giovani
Secondo un sondaggio del Laboratorio Adolescenza e dall’istituto Iard, pubblicato dal giornale online ANSA, le app più usate dalle persone nella fascia di età tra i 13 e i 19 anni sono YouTube, Instagram e Tiktok. Sempre meno persone usano Facebook mentre sta crescendo il social Only Fan. L’indagine ha coinvolto 5670 studenti tra i 13 e i 19 anni, e il risultato esprime che: Youtube è usato dal 88,7%, Instagram dal 83,9 %, Tiktok dal 73,3%. In grande decrescita Facebook che è usato solo dal 17,5% dei ragazzi. I social network sono anche diventati la principale fonte di informazione dei giovani. Tra i canali di informazione più usati c’è Google (73%) ma soprattutto Instagram (58,8%), Tiktok (55,3%), Youtube (49,1%). Il fatto che molti ragazzi si informino sui social può costituire un aspetto positivo per la maggiore possibilità di accedere alle notizie, ma come detto prima rappresenta anche un grandissimo rischio, soprattutto per noi ragazzi che siamo più facilmente manipolabili vista la nostra coscienza critica in via di formazione.
Quali sono dunque i rischi dell’informazione sui social network e perché i ragazzi si informano sempre meno? ha provato a rispondere alla domanda, sfruttando i risultati di un sondaggio, il Digital News Report di Reuters Institute, uno dei principali osservatori di elaborazione dati sui media. In primo luogo si rischia di rendere i social l’unica fonte di informazione per i giovani, infatti il sondaggio dimostra che 1 ragazzo su 5 sotto i 24 anni utilizza TikTok come fonte di notizie. Sempre meno ragazzi si informano accedendo direttamente a un sito o ad un’app, affidandosi di più ai social poiché sono più accessibili e diretti e possono veicolare contenuti difficili in modo semplice, con l’uso di immagini o di video. In particolare TikTok ha spopolato per via dei brevi video che l’algoritmo propone nella pagina dei “per te”. L’algoritmo apprende i gusti dell’utente ogni secondo che guarda, si ferma o scorre. Ciò comporta che non sia tu a scegliere quali notizie leggere ma è l’algoritmo che sceglie per te, facendo così diventare l’informazione un’attività passiva. Non solo TikTok ma anche Instagram e Facebook hanno introdotto l’algoritmo dei contenuti con l’intento di “tiktokizzarsi”. Nei social network perciò non esiste una gerarchia, tutti i contenuti hanno lo stesso livello di importanza, dunque c’è un unico flusso di contenuti. Contenuti di origine diversa hanno lo stesso aspetto, come per esempio un video di gatti o una notizia sulla guerra; quindi è più difficile ricordarsi la fonte di informazione, che diventa “l’ho visto su Instagram”, “l’ho visto su TikTok”. Ovviamente le piattaforme, essendo nate con lo scopo di intrattenere, premiano quei contenuti volti all’intrattenimento, dunque chi fa informazione sui social è in svantaggio perché deve competere con dei contenuti molto più attraenti rispetto alla notizia, come per esempio i video, che attirano molte più persone per la brevità dei contenuti che propone. Non a caso la nostra soglia di attenzione si sta abbassando sempre di più, non riusciamo più a concentrarci per molto tempo, ne è un esempio è il grande successo che hanno fatto le canzoni velocizzate sui social.
In secondo luogo per via del grande sovraccarico di notizie delle reti e dei social, si insinuano sempre di più le fake news; infatti il 50% della popolazione intervistata dichiara di non saper riconoscere una notizia falsa. Per questo motivo il 42% della popolazione globale dichiara di non fidarsi più delle notizie che trova online.
Il professore della York University, Jay Rosen, ha detto al Washington Post che “Internet rende possibile una maggiore quantità di contenuti e consente di raggiungere tutti i tipi di persone. Ma fa anche diffondere la disinformazione”. Infatti ci sono sempre di più content creator che cercano di creare un pubblico basato sull’indignazione e sullo scandalo piuttosto che sull’informazione. Per esempio quando ci fu il processo tra Johnny Depp e Amber Heard, durante il quale moltissimi account social si sono scatenati a favore dell’attore, rinunciando a essere veritieri per un maggiore guadagno.
Infine le notizie essendo spesso negative sono evitate dai giovani poiché comporterebbe un effetto negativo del loro umore.
Cosa possiamo fare noi per informarci meglio?
Dunque come possiamo noi informarci meglio? Innanzitutto, se ci informiamo sui social, bisogna conoscere come opera la piattaforma su cui ci troviamo. Successivamente se vediamo una notizia bisogna guardare di chi è l’account per controllare l’affidabilità della fonte. Per fare questo dobbiamo vedere che cosa posta quel profilo, per esempio se ha diffuso in precedenza delle notizie false.
È molto importante anche capire qual è la differenza tra un video di un minuto che spiega una vicenda, e un articolo di 10mila battute che fa la stessa cosa. Dunque è fondamentale avere una “dieta” giornalistica varia, non solo di giornali italiani ma anche esteri, così da poter confrontare anche le varie notizie riportate e avere una visione della vicenda più ampia. In particolare per noi più giovani, per iniziare a informarsi, ci sono moltissimi giornali online e profili social che raccontano le notizie con uno stile più accessibile alla nostra generazione.
Non dobbiamo sottovalutare l’importanza dell’informazione, è bene ricordare che molte civiltà hanno lottato per avere la libertà di parola e di stampa, in modo così da rendere tutti partecipi del mondo in cui viviamo. L’informazione è la base della democrazia, perché grazie a essa ognuno di noi può scegliere come vuole che il suo paese sia, rendendoci così tutti quanti “protagonisti alla pari”, come diceva una delle ragazze che ho intervistato. Senza la buona informazione dunque ritorniamo a essere il semplice e rozzo volgo, che viene guidato dal primo demagogo di turno. L’informazione e la conoscenza, come diceva Platone, sono catarsi, ossia purificazione dalle catene del falso, e quindi rappresentano l’espressione ultima della libertà.