La scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio conquista la 78ª edizione del premio letterario più ambito in Italia. “Un libro sulla sopravvivenza alla vita”
Ma prima… Che cos’è il Premio Strega?
Nasce nel 1947 dalla scrittrice Maria Bellonci e da Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega, il quale dà il nome al premio più ambito e prestigioso d’Italia. Tra i vincitori abbiamo Cesare Pavese, Alberto Moravia, Elsa Morante e Primo Levi, oltre a romanzi che sono diventati i pilastri della cultura italiana come “Il nome della rosa” di Umberto Eco e “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Da sempre è indice dei gusti letterari degli italiani, poiché i libri premiati raccontano il nostro Paese documentando i cambiamenti e le tradizioni.
Il vincitore
“L’età fragile non è un’età della vita, è la vita stessa. La vita dura come un sasso che Donatella Di Pietrantonio riesce a levigare con le mani sicure della sua scrittura”, scrive lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi presentando il romanzo della scrittrice al Premio Strega.
È un libro sulla sopravvivenza alla vita e sulla fragilità come caratteristica intrinseca dell’essere umano, ma allo stesso tempo ci mette di fronte a temi di straordinaria quotidianità come i legami familiari e l’amicizia.
Le vicende di “L’età fragile” sono ambientate in Abruzzo e, affrontando il tema della violenza di genere, rievocano un fatto di cronaca nera che nel 1997 turbò un paesino appenninico sulla Maiella. Le vite dei suoi abitanti vengono condizionate profondamente e, all’interno di questa cornice letteraria, anche quelle della protagonista Lucia e della sua amica Doralice che, ai tempi della loro età fragile e spensierata, vivono in prima persona questi tragici eventi.
Attraverso molteplici salti temporali, Lucia ripercorre le tappe di quel drammatico evento verificatosi nei luoghi della sua giovinezza, cercando di fare pace con la sua interiorità fatta di paure e sensi di colpa, nel tentativo di salvare il legame con la figlia e con la sua terra.
Tutti i personaggi di questa storia sono creature vulnerabili, spesso evanescenti e inafferrabili, barricate nel proprio dolore, ma complici nel trovare, dopo tutto, una salvezza nell’altro, una nuova speranza e ragione di vita. Di Pietrantonio lascia risuonare nel romanzo un’ancestrale solidarietà, che unisce uomini e donne che abitano la stessa terra.
Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano piú.
L'autrice / autore
Non ho talenti speciali, sono solo “appassionatamente curiosa”, direbbe Einstein se fosse al mio posto.
Tra le colline della maremma grossetana, ho sempre trovato un rifugio nei libri. Le emozioni degli autori attraversano le loro penne, mi sento più vicina a loro ed è così che ho imparato a conoscere veramente il mondo.