di Edoardo Vianello

La band americana Fleshwater rilascia il suo primo album il 4 novembre 2022, We’re Not Here To Be Loved. Di classe alternative metal con forti influenze post-hardcore e shoegaze, il debutto del gruppo originario di Boston è un potente e distruttivo viaggio di poco più di 27 minuti, che colpisce e affonda anche grazie alle incredibili vocals di Marisa Shirar spalleggiate da quelle di Anthony DiDio, entrambi alla chitarra.

Lo shoegaze dei Fleshwater è sicuramente più orientato verso il metal e il post-hardcore rispetto al più classico dream pop etereo degli Slowdive, tra i maggiori esponenti del genere.

We’re Not Here To Be Loved è stato anche etichettato come nu gaze, una forma di rock alternativo nato negli anni 2000 che si ispira allo shoegaze originale britannico e che riprende il suono di band come i My Bloody Valentine.


La canzone d’apertura è la toccante, Baldpate Driver, che racconta di un tragico incidente in auto dove il narratore muore e la moglie sopravvive. Nel testo si capisce come il marito ormai deceduto inciti l’amata a proseguire la sua vita mentre lui aspetta il Paradiso.

In Woohoo troviamo l’alternarsi delle voci di Marisa e Anthony in un perfetto duo complementare; qui si parla degli avvenimenti che sarebbero potuti essere, dei “what if”, di quello che non è accaduto e della possibilità (anzi, certezza) di diventare polvere. Un riff di chitarra ingombrante ci introduce dentro Linda Claire, canzone che si scaglia contro gli haters e le persone che vogliono vedere gli altri cadere e che desiderano il loro fallimento.

Kiss the Ladder è il primo singolo pubblicato prima dell’annuncio dell’album. Il messaggio della canzone è racchiuso nel titolo del disco: non voler essere per forza qualcuno, non dover impressionare gli altri e non ricevere obbligatoriamente amore; insomma, accettarsi come persone normali.

La traccia 8, Backstairs Breathing narra forse di un sogno e di come tutto prima o poi diventi memoria, mentre Foreign chiude magnificamente il progetto.


Che dire, l’album è incredibile. Mi sono emozionato a sentire le due bellissime voci alternarsi in maniera così fluida, creando dei ritornelli evocativi ed energetici. Le influenze dei Deftones sono chiare e lampanti, ma non credo sia giusto rapportarsi ai Fleshwater e a questo album come una copia spudorata della band di Chino Moreno (come ho già letto). I ragazzi di Boston sanno il fatto loro e già dal primo LP è emerso un forte carattere che dovrà tuttavia formarsi e modellarsi con il passare del tempo. L’atmosfera che persiste in tutto il disco è densa di passione sparata a mille, tra ansie, domande senza risposta e melanconica depressione.

L'autrice / autore

Vivo intrappolato in un circolo vizioso fatto di libri, fumetti e cinema. Cerco ispirazioni nella storia della politica e nella politica dentro la Storia. Per i problemi più grandi di me, mi affido alla Filosofia.

Livorno