di Alessandro Portas
10 anni: un album rap molto controverso: un brano musicale o il diario di uno psicopatico?
Il 26 maggio l’album “Suicidol” di Nitro compirà 10 anni, già festeggiati qualche settimana fa con il secondo disco di platino. Ma chi è Nitro e che album è Suicidol?
Nitro inizia la sua carriera nel freestyle e arriva al grande pubblico della scena urban nel 2012 quando ha partecipato al programma MTV Spit, arrivando secondo e facendosi notare dall’etichetta Machete, una delle più importanti del tempo. Nel 2015 uscirà il singolo Rotten che anticipa il suo secondo album, Suicidol, che avrà una deluxe nel 2016.
Ma perché Suicidol è considerato un album controverso?
Cominciando dallo stesso titolo dell’album, dove il rapper ci vuole far capire che Il riconoscimento delle capacità di un artista avviene quasi sempre quando ormai è già morto. La copertina già fa capire il messaggio del disco, dove si vede il rapper accompagnato dai commenti dati su di lui come sopravvalutato, mediocre, venduto o scarso.
Il messaggio diventa ancora più chiaro con la copertina della deluxe, Suicidol Post Mortem, dove lo stesso rapper dopo che muore o fa successo, diventa idolo di tutti.
Le tracce dell’album spaziano da pezzi di puro freestyle crudo come “Dead Body” e “Stronzo” a pezzi conscious come “Pleasantville”, “Sassi e diamanti”, “Solo quando bevo” “Rivivere”. Ma i pezzi dove Nitro dà il meglio sono i pezzi di un rap molto crudo e tecnico come “Rotten”, “Suicidol” e “Baba Jaga”, pezzi non per tutti, ma dei cult per gli amanti del genere e del rapper. I featuring sono pochi e mirati, infatti nella prima versione abbiamo Fabri Fibra sulla traccia “Ong Bak” e Devotion, Skits Vicious e André nel pezzo “Twinbeast”. Nella deluxe troviamo 2 coppie di featuring, Jake la Furia e MadMan in “Glock Party” e Jack the Smoker e Izi in “VLLBLVCK”. Nonostante l’album abbia ormai 10 anni, alcune tracce sono ancora attuali, come “L’oracolo di Selfie” in cui viene denunciato come l’uomo stia diventando dipendente dai telefoni e come i selfie siano i nuovi “ritratti di Dorian Gray”, rimanendo per sempre giovani nei propri display. Un album sicuramente figlio di un tempo in cui la censura era meno violenta e che probabilmente alcune tracce 10 anni dopo non avrebbero visto la luce. Consiglio l’ascolto dell’album per i vari messaggi, in cui il rapper affronta la depressione e fa sentire tutti compresi dei loro problemi, dato che il rapper li rappresenta tutti, perché come dice lui stesso: questo non è rap, non è hip-hop, è il diario di uno psicopatico
L'autrice / autore
Aspirante giornalista appassionato di musica e sport, sempre presente se si parla di questi argomenti, specialmente quando si parla di rap o calcio. Quando passioni convivono, nasce la magia. Vivo a Marina di Campo, Isola d’Elba