Cosa spinge i ragazzi a compiere violenze gratuite?
Un ragazzo cinese viene derubato da una banda di 4 o 5 adolescenti, di un’età sicuramente non superiore ai 17 anni, e con coraggio si mette all’inseguimento dei ragazzi continuando a urlare di ridargli indietro quello che avevano rubato, ossia un paio di cuffie AirPods. Uno della banda, probabilmente quello che aveva rubato le AirPods, infastidito dal continuo urlare del ragazzo cinese, cerca di colpirlo con un pugno sul viso. A quel punto la gang si allontana, lasciando il ragazzo in lacrime. Ma appena vedono che alcune persone vanno in aiuto del ragazzo derubato e stanno per chiamare la polizia, la banda appoggia le cuffie su un muretto, restituendole al legittimo proprietario.
In questi mesi assistiamo spesso a notizie simili. Qualche esempio più recente: al centro commerciale Omnia Center, a Prato, una piccola banda ha molestato due donne cinesi, minacciandole e arrivando a colpirle; a Firenze una banda di ragazzi ha rapinato un ragazzo prendendogli il telefono e le EarPods; a Pietrasanta una gang di ragazzini ha attaccato un migrante. E ci sarebbero altri mille esempi di questo tipo solo in Toscana, ma, come dimostrano i dati, il fenomeno è diffuso in tutta Italia.
Il numero di minori arrestati dal 2019 al 2022 è aumentato del 14,3%, i tentati omicidi compiuti da minorenni sono aumentati del 65,1%, gli omicidi del 35% e le rapine del 75,3%. Da questi dati, forniti dal dipartimento centrale della polizia per il 2022, possiamo capire che negli ultimi anni la criminalità minorile è aumentata moltissimo.
La distribuzione del fenomeno non è omogenea in Italia; uno studio di Transcrime, un centro di ricerca inter-universitario dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha pubblicato una mappa dell’Italia dove sono mostrate le zone di maggiore diffusione del fenomeno in Italia.
Come si vede dalla mappa, le zone di maggiore diffusione sono prevalentemente nel nord-Italia (Milano, Torino), ma il fenomeno è presente anche nel sud-Italia, seppure in minor parte.
L’italia perciò si divide in due aree ben distinte: il nord e il sud. Nel sud le gang sono inserite dentro un contesto mafioso e spesso si legano a queste organizzazioni malavitose; i ragazzi, prevalentemente italiani, vivono in condizioni di disagio economico e sociale, e usano lo spaccio e altre azioni criminali per accrescere il loro status criminale. Nel nord-Italia invece le gang sono composte principalmente da ragazzi stranieri che, non riuscendo a integrarsi e vivendo una situazione difficile dal punto di vista economico e sociale, si dedicano a azioni criminali.
I ragazzi di queste bande si ispirano a organizzazioni criminali come i Crips e Bloods di Los Angeles o gli 031 di Buenos Aires. Nel resto dell’Italia si formano gang con una struttura definita ma libere da ogni collegamento con organizzazioni mafiose e senza modelli esteri. Le gang normalmente sono composte da 10 ragazzi massimo, hanno un’età che si aggira intorno ai 15-17 anni, e sono di nazionalità spesso mista. Sono bande non organizzate come quelle mafiose, quindi non è presente nessun tipo di gerarchia chiara (o rigida), e la loro occupazione primaria è quella di rubare, spacciare, creare risse, documentando tutto sui social.
Ma cosa spinge questi ragazzi a compiere violenze gratuite e azioni di questo tipo? Nulla è fatto senza un motivo, neanche questa violenza apparentemente senza senso. Capire le cause del fenomeno può aiutare le persone a non vedere questi ragazzi come dei casi persi e anzi ad aiutarli a uscire da questa situazione. Per farlo ci siamo fatti aiutare dallo psicologo Manuel Del Sante, che ha gentilmente risposto a una serie di domande. L’intervista è riportata a questo link.
L'autrice / autore
In quel di Prato passo la mia vita tra libri, videogiochi e film. Da poco ho trovato la mia passione, il giornalismo. Non quello di bassa qualità, basato sulla popolarità e lo scandalo, ma quello che ha cambiato il mondo e ha portato alla libertà.