Intervista al dottor Del Sante, che da anni lavora con gli adolescenti
Perché sta aumentando la criminalità minorile? -Lo abbiamo chiesto al dottor Manuel Del Sante, di Prato, che da anni lavora con le scuole e si occupa di preadolescenti e adolescenti.
Quali sono, in generale, le cause della violenza a queste età?
Intanto circoscriviamo l’età alla fascia adolescenziale fra 15 e 17 anni, caratterizzata da una molteplicità di conflitti interni dovuti alla ricerca della propria identità.
Non tutti i ragazzi, ovviamente, sfogano questa conflittualità creando gang o bande criminali, ma a volte la conflittualità interna, l’insicurezza, il voler affermare una propria identità insieme al senso di inadeguatezza nel non sentirsi appartenere a un gruppo, sfociano in una ricerca distruttiva.
La pulsione aggressiva di per sé non è una pulsione di morte, quindi distruttiva e violenta, è una pulsione di vita e aiuta ad affermare se stessi e a creare la propria identità.
Ma può degenerare: dipende molto dal contesto di rete sociale in cui i ragazzi crescono e appartiene molto alla propria storia, alle proprie origini, alle proprie criticità interne.
I dati dimostrano che dopo il lockdown è aumentata la criminalità minorile, c’è una spiegazione dal punto di vista? Il disagio socio economico ha aggravato la situazione?
Noi siamo animali sociali che attraverso la relazione con gli altri entriamo nella conoscenza di noi stessi. Bloccando questo processo di conoscenza si crea, internamente, una chiusura forte che può sfociare poi in una ricerca altrettanto forte di affermazione.
E’ come interrompere i corsi d’acqua: il fiume si accumula per la chiusura e dopo irrompe violentemente come una bomba d’acqua. Dunque bloccando questa ricerca di sé, la pulsione aggressiva sfocia in comportamenti molto distruttivi che non portano a una sana affermazione di sé. Il discorso vale soprattutto per gli stranieri, secondo i dati.
Si aggiunge il fattore dell’integrazione?
Tutti noi, a prescindere dal fatto che siamo stranieri o no, abbiamo bisogno di integrarci con gli altri.
Noi che abbiamo una conoscenza più facilitata della lingua, dei costumi e usi culturali, siamo facilitati nell’integrazione.
E’ molto più difficile integrarsi se c’è una differenza culturale, sociale, politica, anche economica e linguistica.
Riprendendo l’esempio di prima del fiume: se blocchiamo la pulsione naturale verso l’affermazione di noi stessi, possiamo sviluppare pulsioni violente.
Come spiega il muoversi in branco?
Il muoversi in branco accelera il processo di costruzione della propria identità. Noi siamo animali sociali, come dicevo, e quindi abbiamo bisogno di sentirci appartenere ad un gruppo, ad una società sportiva, ad una scuola, ad una famiglia.
Ci si mette in branco per identificarsi in un’immagine e per trovare più forza nelle proprie azioni. Se lo scopo del gruppo è rubare o picchiare, la forza purtroppo dirompente.
E’ la fragilità della giovane età che fa cedere più facilmente alla violenza? E perché?
Si parte sempre dal tema dell’insicurezza interna, del senso di inadeguatezza, del non sentirsi all’altezza delle situazioni tipico di questa età.
E se rifiuto questo sentirmi debole (economicamente, per esempio, o culturalmente o perché non conosco la lingua) rifiuto me stesso e quindi rifiuto gli altri.
E’ un meccanismo di proiezione: distruggo l’altro per distruggere me stesso. L’altro può essere un’altra gang, o quelli più deboli, perché quel senso di debolezza rappresenta la propria debolezza interna che si tenta di sopprimere.
Quali sono le possibili azioni per prevenire le manifestazioni di violenza?
Bisogna lavorare molto sulle integrazioni e sulle proprie conflittualità interne. Lo si può fare attivando processi di consapevolezza nei ragazzi, in modo che possano elaborare questo senso di forte inadeguatezza che sentono dentro di loro e trovare le risorse interne più sane.
L'autrice / autore
In quel di Prato passo la mia vita tra libri, videogiochi e film. Da poco ho trovato la mia passione, il giornalismo. Non quello di bassa qualità, basato sulla popolarità e lo scandalo, ma quello che ha cambiato il mondo e ha portato alla libertà.